Federterziario, al Sud inattiva una donna su due con figli
D'Aversa, 'serve impegno concreto per ridurre gap'
"Le donne sono le ultime a entrare nel mondo del lavoro e le prime a uscire, serve un piano nazionale di incentivi e di tutela per superare il divario di genere, soprattutto al Sud dove la situazione è ancora più grave". Così Emanuela D'Aversa, responsabile dell'ufficio relazioni industriali di FederTerziario ad "aMare il lavoro", organizzato dall'Associazione Nazionale Consulenti del Lavoro (Ancl), come riporta una nota. Secondo un 'elaborazione dell'associazione su dati Istat le donne occupate con due figli sono il 57,8% contro il 91,6% degli uomini che si trovano nella medesima situazione familiare. Un dato che risalta ulteriormente se si prendono in considerazione le dimissioni volontarie per genitori con figli fino ai tre anni: il 72,8% del totale ha riguardato le donne. Le ragioni specifiche addotte dalle donne che hanno lasciato il lavoro riguardano essenzialmente motivi familiari: il 41% per difficoltà legate alla mancanza dei servizi di assistenza, il 7,1% per esigenze di cura dei figli. "FederTerziario promuove ormai da anni delle proposte per ridurre questo gap - sottolinea D'Aversa -, chiedendo un impegno più concreto sul fronte del lavoro con la possibilità di rendere strutturali benefici e incentivi legati all'assunzione e alla stabilità lavorativa delle donne, ma anche attraverso l'introduzione di incentivi legati all'autoimprenditorialità. A questo proposito consideriamo necessario un generale ampliamento dei beneficiari della formazione finanziata per le donne disoccupate e inoccupate. Bisogna, inoltre, prevedere misure dedicate al welfare di prossimità e maggiori servizi socio-assistenziali, come asili nido e strutture per anziani e disabili. Necessario, inoltre, l'ampliamento del congedo obbligatorio per i padri e la percentuale di indennità in caso di congedo parentale". Un altro capitolo riguarda il reddito: nel settore privato le donne con qualifica impiegatizia hanno percepito mediamente 10mila euro in meno all'anno rispetto ai colleghi uomini, nell'ambito pubblico, considerando il periodo compreso tra il 2014 e il 2021, il differenziale retributivo annuo tra uomini e donne è stato di 5.200 euro.
R.Zaccone--PV