Sintomi depressivi in 6 adulti su 100, uno su 3 non chiede aiuto
Iss, in Dipartimenti Salute Mentale scarso supporto a neo mamme
Il 6% degli adulti italiani riferisce di avere sintomi depressivi, una quota in calo nella popolazione generale che aumenta però nei giovani tra 18 e 34 anni. Ma uno su tre non chiede aiuto. In particolare problemi depressivi sono frequenti in gravidanza e nel periodo postnatale, tanto che ne soffre una donna su cinque, ma per loro non c'è sufficiente supporto da parte dei Dipartimenti di Salute mentale. Lo affermano i dati dell'Istituto Superiore di Sanità, in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale che si celebra oggi, 10 ottobre. I sintomi depressivi si manifestano, in chi ne soffre, quasi 10 giorni al mese e limitano nelle attività quotidiane per quasi 8 giorni al mese. Secondo i risultati delle sorveglianze Passi e Passi d'Argento, sono generalmente più frequenti fra le donne (7%), fra le persone in difficoltà economiche (19%) e affette da patologia cronica (11%). Solo il 65% delle persone intervistate che riferiscono sintomi depressivi però ricorre all'aiuto di medici o operatori sanitari. Dal 2008 ad oggi, la prevalenza di chi ne soffre si è ridotta ma tra le donne e i giovani 18-34enni il trend, negli ultimi anni, è addirittura in aumento. I sintomi depressivi diventano più frequenti anche con l'avanzare dell'età: la percentuale raggiunge il 14% dopo gli 85 anni. Attenzione particolare va data alle donne incinte e alle neomamme. É stato appena pubblicato sulla rivista European Psychiatry un articolo frutto della collaborazione tra ricercatori dell'Iss e della London School of Economics, che descrive il supporto disponibile nei Dipartimenti di Salute Mentale italiani per le donne con disturbi mentali perinatali, confrontandolo con le linee guida internazionali. Ne è emerso che solo il 58% dei Dipartimenti offre un counselling preconcezionale e il 54% non ha un professionista di riferimento per la psicofarmacoterapia durante la gravidanza e l'allattamento. "I risultati segnalano - spiega Ilaria Lega, che ha coordinato lo studio - l'urgenza di rendere disponibili nei servizi di salute mentale formazione specifica e personale" per "promuovere la salute di almeno due generazioni".
J.Lubrano--PV