Cnr, età alberi influisce su mitigazione del cambio di clima
Pubblicate due ricerche del Cnr-Isafom
L'età degli alberi e dei popolamenti forestali, come risultato della passata gestione forestale che ne ha modellato la diversità e le caratteristiche strutturali e fisiologiche, influenza significativamente il funzionamento di questi ecosistemi, e condiziona la loro capacità di mitigazione dei cambiamenti climatici. Lo affermano due ricerche dell'Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo del Consiglio nazionale delle ricerche di Perugia (Cnr-Isafom), che hanno coinvolto il Laboratorio di Geomatica Forestale dell'Università di Firenze. Le ricerche sono state pubblicate sulle riviste Journal of Environmental Management e Forests. Adottando un modello tridimensionale che simula la dinamica dei flussi di carbonio, azoto, energia e acqua in foreste con diverse specie di vegetali - per età, diametri degli alberi e classi di altezza -, è stato rilevato come l'età dei popolamenti influisca in maniera fondamentale sul bilancio del carbonio, sulla sua assimilazione e, quindi, sulla produttività bioclimatica dei popolamenti. "La produttività delle foreste raggiunge il picco nei popolamenti giovani e di mezza età (16-50 anni), indipendentemente dalle condizioni climatiche", spiega Elia Vangi, postdoc presso il Forest Modelling Lab del Cnr-Isafom, primo autore di entrambi i lavori. "In particolare - osserva - le faggete si dimostrano stabili e resilienti con l'aumento di Co2 atmosferica e temperatura mostrando un aumento della biomassa epigea, cioè chiome e tronchi, che invece diminuisce nelle foreste di abete rosso, soprattutto nelle classi di età avanzate. Il pino silvestre mantiene una capacità di stoccaggio della Co2 più stabile rispetto alle altre specie, ma vede una diminuzione dell'incremento annuo di volume". Per Gherardo Chirici, coordinatore scientifico del Laboratorio di Geomatica Forestale, "questi risultati sottolineano la necessità di tenere conto della diversità delle classi di età, mancante nella maggior parte, se non in tutti, i modelli globali di vegetazione", tale diversità va tenuta di conto "per fare "valutazioni affidabili e robuste degli impatti del cambiamento climatico sulla stabilità e capacità di resilienza delle foreste future".
D.Bruno--PV