La scienza salverà l'ulivo dalla Xylella e il riso di Baraggia
Uci, speranze dal nanomateriale battericida alle Tea in Piemonte
La ricerca scientifica offre una luce di speranza per salvare gli ulivi pugliesi dalla Xylella e il riso della Baraggia. Lo fa sapere il presidente dell'Uci, Unione Coltivatori Italiani, Mario Serpillo, richiamando l'attenzione sulle diverse soluzioni messe in atto per contrastare i problemi che stanno affliggendo alcune produzioni agricole di pregio, dai cambiamenti climatici, alla cattiva gestione delle risorse idriche, alla diffusione di parassiti e specie aliene. In Puglia la collaborazione tra il mondo accademico e della ricerca, quello istituzionale e quello imprenditoriale ha reso possibile l'avvio di un'importante sperimentazione nella zona del Brindisino, dove verrà testato un nanomateriale battericida e funghicida a base d'argento: l' Argirium SUNc che agisce sulla Xylella ed altri batteri patogeni del pomodoro e del tabacco. Pur mantenendo tutta la prudenza che l'attuale fase richiede, gli scienziati che conducono il progetto in Puglia si dichiarano fiduciosi che uno strumento per contrastare il batterio possa essere prossimamente disponibile. Per altri ragioni, anche il riso del Consorzio piemontese della Baraggia corre gravi rischi. "Il controverso problema del deflusso ecologico delle acque rischia di mettere in ginocchio un pilastro della nostra economia - afferma Serpillo - l'applicazione delle normative europee andrebbe rimodulata e gestita meglio; al tempo stesso, bisognerebbe intervenire potenziando i sistemi di raccolta delle acque piovane (che peraltro al nord quest'anno sono state abbondanti) cosicché non si renderebbero necessari i drammatici tagli all'agricoltura". Malgrado l'attuale situazione sia estremamente critica, si profilano opportunità positive legate ai progressi della ricerca scientifica relativa alla lotta contro gli agenti patogeni cui il riso è abitualmente esposto e per contrastare i quali viene fatto ricorso all'uso dei pesticidi. A tale riguardo le recenti sperimentazioni condotte dall'Università di Milano potrebbero rappresentare un punto di svolta per questo comparto. I ricercatori hanno sviluppato un metodo per permettere alle piante di difendersi autonomamente utilizzando mutazioni naturali del Dna presenti in una qualità di riso asiatico resistente al fungo Brusone e che, grazie alle tecniche di evoluzione assistita sono state in grado, una volta impiantante, di replicarsi spontaneamente in alcune varietà italiane di riso Arborio senza alterare il resto del genoma; l'obbiettivo è abbattere l'uso dei pesticidi entro il 2030.
N.Tartaglione--PV