Continenti più aridi negli ultimi 10 anni, lo dicono i satelliti
Dal 2014 drastico calo di acqua di fiumi, laghi e falde
Da dieci anni a questa parte i continenti del pianeta sono diventati più aridi: a partire dal maggio 2014 la quantità di acqua dolce presente in fiumi, laghi e falde acquifere è bruscamente diminuita e poi non è più aumentata. Questo cambiamento, probabilmente legato al cambiamento climatico, potrebbe indicare l'inizio di una nuova fase persistentemente più secca. Lo indicano le osservazioni dei satelliti Grace e Grace-Follow On della Nasa e dell'Agenzia spaziale tedesca, pubblicate sulla rivista su Surveys in Geophysics. I satelliti Grace, operativi da marzo 2002 a ottobre 2017, e quelli della generazione successiva Grace-Follow On, lanciati a maggio 2018, hanno misurato su scala mensile le fluttuazioni della gravità terrestre che rivelano cambiamenti nella massa d'acqua del suolo e del sottosuolo. Le misurazioni fatte tra il 2015 e il 2023 hanno mostrato che la quantità media di acqua dolce immagazzinata sulla terraferma (che include l'acqua liquida superficiale di laghi e fiumi, oltre all'acqua delle falde acquifere sotterranee) è stata di 1.200 chilometri cubici inferiore ai livelli medi registrati dal 2002 al 2014. Il declino è iniziato con una grande siccità nel Brasile settentrionale e centrale, ed è stato poi seguito da una serie di importanti episodi di siccità tra Asia e Australia, in Nord e Sud America, Europa e Africa. Le temperature oceaniche più calde nel Pacifico tropicale dalla fine del 2014 al 2016, culminate in uno degli eventi El Nino più significativi dal 1950, hanno portato a cambiamenti nelle correnti a getto (jetstream) atmosferiche alterando il meteo e le precipitazioni in tutto il mondo. Successivamente, anche dopo la fine di El Nino, l'acqua dolce globale non è riuscita ad aumentare. Non a caso, 13 dei 30 episodi di siccità più intensi al mondo osservati dai satelliti Grace si sono verificati a partire da gennaio 2015. "Il riscaldamento globale porta l'atmosfera a trattenere più vapore acqueo, il che si traduce in precipitazioni più estreme", spiega il meteorologo della Nasa Michael Bosilovich. "Il problema quando si verificano precipitazioni estreme è che l'acqua finisce per defluire invece di essere assorbita e riempire le riserve di acqua sotterranea. Le temperature elevate aumentano sia l'evaporazione dell'acqua dalla superficie all'atmosfera, sia la capacità di ritenzione idrica dell'atmosfera, aumentando la frequenza e l'intensità delle condizioni di siccità".
A.Fallone--PV