Scienziati, 'proteggere lo spazio dallo sfruttamento selvaggio'
"Inserirlo tra obiettivi per lo Sviluppo sostenibile dell'Onu"
Proteggere lo spazio dallo sfruttamento senza regole, così come proteggiamo gli oceani: è l'appello che torna a lanciare un gruppo internazionale di scienziati guidati da Imogen Napper, dell'Università di Plymouth, nel Regno Unito. La lettera pubblicata sulla rivista One Earth propone di dedicare allo spazio uno degli obiettivi per lo Sviluppo sostenibile Sdg indicati dalle Nazioni Unite. E arriva nei giorni in cui cresce il dibattito su Starlink. L'appello segue quello pubblicato sulla rivista Science a marzo del 2023 in cui si chiedeva la definizione di un trattato legalmente vincolante per garantire che l'orbita terrestre non venga danneggiata irreparabilmente dall'espansione dell'industria spaziale. Il numero di satelliti lanciati è infatti cresciuto in modo incredibile, tanto che sia nel 2023 che nel 2024 sono stati messi in orbita quasi 3.000 satelliti l'anno mentre appena 5 anni se ne lanciavano poche centinaia. Numeri destinati ulteriormente a crescere con il proseguo dei lanci di Starlink e l'arrivo di nuove costellazioni analoghe da parte di altre aziende privati e stati. "Satelliti che portano immensi benefici alla società, dal monitoraggio degli ecosistemi e dal supporto delle comunicazioni globali", scrivono i ricercatori, tuttavia, il loro numero comporta un considerevole aumento di detriti e frammenti che in caso di incidenti a loro volta aumentano la possibilità di nuovi incidenti. Servono dunque regole più stringenti, e per ottenere un maggiore consenso globale i ricercatori propongono la definizione di un nuovo obiettivo Sdg dedicato specificatamente allo spazio, così come si è fatto con gli oceani. "La necessità di proteggere e collegare i nostri ambienti naturali, dall'oceano all'orbita terrestre, non è mai stata così urgente", dice Napper. "Entrambi - prosegue - sono vitali per la salute del nostro pianeta, ma sono sempre più minacciati dalle pressioni che esercitiamo su di essi. C'è una crescente consapevolezza che i rifiuti marini non conoscono confini internazionali e lo stesso vale per i detriti spaziali. Un accordo sostenuto dall'Onu sarebbe un passo cruciale per salvaguardare l'orbita terrestre per il futuro".
R.Zarlengo--PV