>ANSA-FOCUS/Le povere creature e l'anima nera di Stefano Bessoni
A Cartoons il regista, scrittore, illustratore e animatore
(dell'inviata Cinzia Conti) Dalle ossa agli stracci, dai giocattoli rotti agli oggetti scartati o dimenticati nelle soffitte. A Cartoons on the Bay le "povere creature" di Stefano Bessoni protagonista con la mostra "Stop-motion e altre scienze inesatte" all'Aurum incantano e assieme perturbano i tantissimi visitatori di tutte le età. In un mondo colorato e gommoso come quello dei cartoons, spiccano le sue figure strane e disturbanti. "Ho amato il film di Yorgos Lanthimos - dice l'artista in un'intervista - perché mi ha ricordato tantissimo La città dei bambini perduti e al di là della storia bellissima, dell'interpretazione e dei personaggi, all'interno di quel film, nonostante non sia fatto poi in animazione stop motion, c'è tutto il concetto di questo tipo di animazione: l'assemblaggio di materiali differenti, di creature, per l'appunto che apparentemente non hanno una vita o hanno una vita che non funziona bene, e attraverso l'intervento di un alchimista, di uno scienziato, di un anatomista, si rianimano. Ho pensato a Jan Svankmajer, ai Brothers Quay, a Wladyslaw Starewicz che nasce come proprio come zoologo". Dal film "Krokodyle" ai libri illustrati "Canti della Forca", "Pinocchio" e "Le Scienze inesatte", la mostra del regista, scrittore, illustratore e animatore è un viaggio nell'immaginario dell'artista, fatto di wunderkammer, strambe discipline e scienze anomale, anatomia e zoologia, fiabe nere e procedimenti occulti. "Con questi progetti, disegni e le mie marionette - racconta l'artista - ho voluto far conoscere il mio mondo interiore espressivo che porto avanti da tanti anni. Può sembrar inquietante, perché questa arte muove oggetti reali inanimati, la definirei l'anima nera dell'animazione, si raccontano storie tendenzialmente romantiche e macabre nel senso ottocentesco del termine". La tecnica della stop-motion è rimasta un po' nell'ombra, è diventata importante grazie a Tim Burton. Proprio al grande artista viene spesso paragonato il lavoro di Bessoni. "E' un paragone - ammette - che ovviamente mi onora molto e mi lusinga ma anche in qualche modo mi limita. Nelle mie opere c'è dentro anche molto altro da Peter Greenaway a Charlie Kaufman etc. Inoltre alla fine ti si ritorce un po' contro specialmente in Italia dove spesso l'animazione è associata solo ai bambini e invece è destinata anche agli adulti. Forse sarebbe il momento di dire - visto che Burton ha permesso all'animazione stop motion, a questo mondo macabro, poetico, legato alla diversità, di aprire il discorso - ora possono farlo anche tantissimi altri autori in tutto il mondo, quindi anche a livelli differenti, con dei budget differenti". "Data la complessità e la poliedricità del lavoro di Bessoni - commenta Lorenza Fruci - abbiamo fatto la scelta di mettere a fuoco iln particolare la stop motion, un linguaggio espressivo particolare e non molto diffuso. Abbiamo scelto di illustrare il processo creativo dalla concezione iniziale, passando per lo script, fino al montaggio finale. È stato affascinante mostrare come un'idea si trasformi in schizzi e poi in un film, attraverso la composizione e l'animazione dei burattini". Inoltre dice la Fruci - è evidente "il suo potenziale educativo perché con il suo immaginario gotico e a tratti macabro, ci invita a vedere oltre le apparenze e ci porta a confrontarci con il diverso che all'inizio ci spaventa o ci sembra repellente".
H.Lagomarsino--PV