Steve Hackett, orgoglioso di quanto fatto con i Genesis
'L'Italia è un Paese speciale', dice il chitarrista a Spoleto
"È bello essere qua, è speciale". Vive da sempre di musica e si definisce "un grande fan dell'Italia" Steve Hackett, celebre chitarrista e compositore inglese, che si è raccontato in un gremito Teatro Nuovo Giancarlo Menotti, a Spoleto. Cittadina che in mattinata ha visitato per la prima volta ed ha subito apprezzato. La sua visita è stata un'occasione speciale organizzata dalla biblioteca Carducci, che prosegue così l'omaggio ai protagonisti della musica rock degli anni '70. A dialogare con Hackett è stato il giornalista Mario Giammetti, grande esperto del gruppo nel quale il chitarrista entrò all'inizio del 1971, dopo aver pubblicato un avviso su una rivista. "Sembra ieri, ma è molto di più", ha detto Hackett raccontando la sua storia, ricca di aneddoti. "La storia del gruppo dal punto di vista collettivo è ben nota, forse meno per i singoli componenti", ha detto. Hackett fu il primo a fare qualcosa da solo fuori dal gruppo, che lasciò nel 1977. "Dentro di me sapevo che il mio futuro sarebbe stato fuori dal gruppo", ha detto il chitarrista. Ma per lui i Genesis restano "una grande band". "Sono orgoglioso di quello che abbiamo fatto insieme", ha sottolineato. Sulla sua uscita dal gruppo, ha pesato la necessità "di spazio per l'evoluzione personale". Sono tanti i ricordi che Hackett ha raccontato a Spoleto, prima in un confronto con la stampa poi alle centinaia di spettatori del Teatro Nuovo. Spazio anche a quelli legati all'Umbria: "Una volta suonai a Todi per mezz'ora in piazza solo con una chitarra acustica". Tanti altri invece i ricordi legati all'Italia. "A Roma nel 1974 suonai con una chitarra che mi fu prestata, la mia fu rubata il giorno prima. Per fortuna era una gran bella chitarra, suonava bene". Ciò che lo lega di più all'Italia è il fatto che - ha detto - "non sono mai stato in un posto ordinario". "Non so se gli italiani si rendono conto di quanto sia speciale l'Italia", ha aggiunto. Per i Genesis, ha poi ribadito, i tour italiani erano speciali "perché in qualche modo anche le dinamiche competitive all'interno del gruppo sparivano".
O.Merendino--PV