Pallade Veneta - Alla Milanesiana l'omaggio di Elisabetta Sgarbi e Enrico Ghezzi

Alla Milanesiana l'omaggio di Elisabetta Sgarbi e Enrico Ghezzi


Alla Milanesiana l'omaggio di Elisabetta Sgarbi e Enrico Ghezzi
Alla Milanesiana l'omaggio di Elisabetta Sgarbi e Enrico Ghezzi

La motivazione di Gnoli: "Tende a una teologia dell'immagine"

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Il 28 giugno al Cinema Mexico di Milano Elisabetta Sgarbi ha premiato Enrico Ghezzi con il Premio Omaggio al Maestro / La Milanesiana, leggendo la motivazione scritta da Antonio Gnoli. "Credo di dover molto della mia educazione (o diseducazione) cinematografica a Enrico Ghezzi - scrive Gnoli -. Quando la critica arrancava dietro contenuti e formalismi, Enrico scriveva la sua personalissima contro-storia del cinema e della televisione. Qualcosa che interpella il colore nero come effetto ultimo della dissolvenza. 'Paura e desiderio', verrebbe da rimarcare. Salgono così alla mente le due kappa che egli predilige : Kubrick e Kafka. Porsi davanti a un film del primo o al racconto del secondo equivale a entrare nella dissolvenza del Novecento, un secolo di cui oggi rammentiamo soprattutto il nero che ha provocato. Si sa che allo splendore censorio del giudizio critico, Ghezzi preferisce la luce obliqua della svagatezza. Non esistono per lui verità chiare e distinte. 'Tutta la mia vita', ha detto una volta, 'è stata un permanente esercizio di occultamento': uno sforzo di ellittica sottrazione rivestito di autentica timidezza. Lo stare fuori (dal sincrono, dalla storia, dal potere, dalla società dello spettacolo) non significa per lui abbandono. Al contrario è il modo che ha scelto per rimanere nel blob della contemporaneità. Nel suo cinema come nella sua televisione (dove anche le più scontate inquadrature possono diventare eversive) si va oltre l'ordinaria provocazione. Si tende a una teologia dell'immagine posta a difesa di ciò che resta dell'invisibile. Come l'ultimo degli sciamani Ghezzi ripristina così certe antiche pratiche ipnotiche della possessione. Sarebbe arbitrario, oltreché rischioso, in un'epoca sovrastata dalla dittatura dell'immediato, evocare il pathos liberatorio dell'istante. Ma è proprio quel segno di sovrana disinvoltura - sul quale da sempre si sofferma Ghezzi - a contraddistinguere le smanie della bêtise, vero totem flaubertiano senza il quale il nostro mondo si sentirebbe perduto". La serata in onore del regista e autore televisivo Enrico Ghezzi ha visto la proiezione speciale del capolavoro 'Gli ultimi giorni dell'umanità', diretto e montato dallo stesso Enrico Ghezzi insieme ad Alessandro Gagliardo, con Aura Ghezzi, presentato alla 79/A Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. Ospiti Enrico Ghezzi, Alessandro Gagliardo, Aura Ghezzi e con il video intervento di Mario Martone e Toni Servillo.

A.dCosmo--PV