Parenti e D'Anolfi in viaggio nella natura e nella memoria
Al Lido fuori concorso con Bestiari, Erbari, Lapidari
"La nostra ambizione è creare le condizioni migliori perché lo spettatore possa intraprendere un viaggio e in base al suo bagaglio di conoscenze, di cultura, di emozioni, sentire il film, che è stratificato e può rivelare anche in successive visioni nuovi aspetti". Lo dice all'ANSA Massimo D'Anolfi che insieme alla coregista Martina Parenti torna alla Mostra del Cinema di Venezia con il documentario Bestiari, Erbari, Lapidari al debutto fuori concorso e in uscita a ottobre con Luce Cinecittà. Il film non fiction (producono Montmorency Film con Rai Cinema Lomotion con SRF Schweizer Radio Und Fernsehen / Srg Ssr) esplora in 208 minuti, distribuiti in tre atti, gli animali, le piante, le pietre. "Era da un po' di tempo che cercavamo una strada per raccontare il mondo vegetale e non eravamo riusciti a trovarla - spiega Marina Parenti - poi un'amica ci ha detto che dal suo veterinario erano ricoverati due cuccioli di tigre con la polmonite che venivano da uno zoo... abbiamo pensato a così al racconto della natura di città. Sono tre atti in cui l'uomo c'è già stato e c'è". Lo troviamo "nei suoi aspetti più crudeli ma anche nella cura degli erbari - osservano i due autori - nella costruzione della memoria attraverso le pietre d'inciampo o nei volti dei ribelli della seconda guerra mondiale, gli antifascisti, comunisti, anarchici, socialisti...". I 'Bestiari' (tra le fonti La Cineteca di Berna, l'Archivio Tembrock, l'Humboldt Universität Berlin, l'Archivio dello Zoo di Zurigo) sono quelli delle operazioni all'avanguardia in una clinica veterinaria di oggi, unite alle prime immagini di animali filmati, che riflettono l'osservazione scientifica, la voglia di scoperta ma anche la crudeltà umana, dai safari al modo feroce in cui si catturavano gli animali per gli zoo. In 'Erbari' ci si immerge nel più antico orto botanico universitario del mondo, quello di Padova, nato nel 1545. A tracciare il capitolo anche l'erbario di guerra di Bruno Ugolini, botanico e pacifista, morto durante il primo conflitto mondiale. Infine per i Lapidari scorrono la creazione in fabbrica del cemento e quella delle pietre d'inciampo, che ricordano le vittime dei campi di sterminio. Un omaggio alla memoria che passa anche dalle immagini dei deportati, delle città bombardate durante la seconda guerra Mmndiale, le foto e i fascicoli degli oppositori al regime fascista (da tanti cittadini comuni a Gaetano Salvemini e Ferruccio Parri) conservati all'Archivio di Stato.
I.Saccomanno--PV